Ultrà serbi scatenati, la grande paura di Genova.

Ultrà serbi scatenati, la grande paura di Genova.
La partita dell’Italia sospesa per gli attacchi dei teppisti. Petardi sui tifosi azzurri e in campo.



Genova – Sospesa la partita Italia-Serbia che si sarebbe dovuta svolgere martedì 12 Ottobre. Fumogeni, razzi, vetri rotti, paura e lacrime. Un vero inferno scatenato da più di duemila tifosi di Belgrado con un solo obbiettivo: far saltare la partita… e ci riescono. L’arbitro scozzese Thomson, prima rinvia l’inizio dei 35 minuti e poi, dopo appena sei minuti di gioco, la sospende definitivamente. L’obbiettivo del piano criminale è Vladimir Stojkovic, 27 anni, portiere della Serbia. Stojkovic ha il torto di aver accettato, la scorsa estate, il trasferimento dagli inglesi del Wigan al Partizan Belgrado dopo aver giocato nella Stella Rossa. Un affronto che gli ultrà ritengono insopportabile. In pochi minuti, l’assalto riesce a mandare in crisi Stojkovic che arriva al Marassi in lacrime e tremante, non partecipa neppure al riscaldamento e si rifiuta di giocare. Intanto gli ultrà serbi continuano a seminare il panico in città. Nel frattempo, altri gruppi di ultrà serbi continuano a seminare il panico in città. Alle 20:15, quando le squadre entrano in campo, i serbi, sistemati nella gabbia accanto alla gradinata Nord, il covo dei genoani, iniziano un fitto lancio di fumogeni. Gli irriducibili all’interno dello stadio sono circa un centinaio e sono guidati da due tizi incappucciati grandi e grossi. Il capo ha il passamontagna e una maglietta nera a maniche corte con un teschio bianco sul petto. In campo si prova a stemperare i bollori dei ribelli con gli idranti, ma la reazione è persino peggiore. Dopo che l’arbitro rinvia l’inizio della partita, i giocatori della nazionale di Petrovic provano a calmare i propri sostenitori. Dejan Stankovic si presenta sotto il curvino applaudendo. I suoi compagni, invece,mostrano tre dita, simbolo del nazionalismo serbo diventato famoso durante la guerra in Bosnia. Una serata terribile, che si conclude solo a notte alta perché per liberare Marassi dai ribelli la polizia di Genova ha bisogno di rinforzi da parte di Milano e Torino. Il questore Massucci se la prende coi colleghi serbi: “Non ci avevano segnalato la pericolosità di certi elementi”. Nonostante la tensione alle stelle, gli arresti si sono effettuati senza problemi. In carcere per ora sono finiti in 8, tra cui il capo degli ultrà Ivan Bogdanov, il trentenne col passamontagna simbolo degli scontri. Altri 50 ultrà sono stati denunciati a piede libero ed espulsi con divieto di entrare in area Schengen per almeno due anni. Nel loro pullman sono stati ritrovati 900 tra razzi e fumogeni, tra cui molti comprati in negozi di Genova che, nelle prossime ore, potrebbero essere sanzionati.


(Scritto da: #EREMITA# il giovedì 14 Settembre 2010).

Ma perché una semplice partita di calcio deve finire in questo modo?
Bah....

Lo so ma questa è l'umanità. Guarda i terroristi... cosa non farebbero per una vendetta?